DCA e scuola: guida per gli insegnanti

In questi giorni molti studenti rientreranno a scuola. Sebbene la diagnosi di un disturbo alimentare debba essere lasciata ai professionisti medici/psicologici, gli insegnanti si rivelano preziosi nell’identificazione precoce, in alcuni casi intervenendo anche prima delle famiglie.

In questo articolo scritto insieme alla Dott.ssa Ludovica Mauri, psicologa psicoterapeuta, cerchiamo di dare qualche consiglio per affrontare al meglio la situazione.

Quando sospettare un disturbo alimentare?

Un insegnante potrebbe sospettare che uno studente stia soffrendo di un disturbo alimentare se nota alcuni dei seguenti segnali e sintomi:

  • Sintomi fisici: fluttuazioni di peso, problemi digestivi, svenimenti o vertigini, sensibilità al freddo, segni evidenti di autolesionismo, scarsa concentrazione;
  • Sintomi emotivi: maggiore sensibilità o incapacità di far fronte alle valutazioni negative, bassa autostima o senso di inadeguatezza, fluttuazioni dell’umore, insoddisfazione corporea;
  • Sintomi comportamentali: isolamento sociale, frequente utilizzo dei servizi igienico-sanitari dopo aver mangiato, saltare i pasti, evitare di mangiare in compagnia di altre persone, fattori di stress familiari, mangiare lentamente, eccessivo esercizio fisico, prese in giro o bullismo.

Penso che un mio studente abbia un disturbo alimentare. Cosa dovrei fare?

Una volta che si sospetta che uno studente sia a rischio di sviluppare un disturbo alimentare, è fondamentale che vengano adottate misure immediate per intervenire.

  1. Fai rete con gli altri colleghi e identificate qualcuno a scuola che abbia un legame o una relazione con lo studente..
  2. Prima che venga stabilito il contatto con lo studente, è necessario avere in mente obiettivi chiari della discussione.
  3. Parlagli mantenendo un atteggiamento calmo, empatico e non giudicante.
  4. Esprimi le tue preoccupazioni riguardo la sua salute e benessere generale in un linguaggio chiaro e semplice e NON commentare il peso o l’aspetto (““Ho notato che non sei uscito molto con i tuoi amici ultimamente e sembri un po’ riservato.”; “Sembri piuttosto stanco ultimamente e il tuo livello di energia sembra essere più basso del solito.”).
  5. Dopo aver condiviso le tue preoccupazioni, dai allo studente l’opportunità di assorbire ed elaborare i tuoi commenti (“So che ci sono molte informazioni. Mi fermerò un attimo per permetterti di comprendere tutto questo.”)
  6. Rassicuralo che non ha fatto nulla di male e sottolinea che non lo stai giudicando (“Non sei nei guai. Potrei dare l’impressione di giudicarti, ma sono semplicemente preoccupato per te”).
  7. Chiedi i suoi pensieri, sentimenti e reazioni (“Come ti senti rispetto a quello che ho detto oggi?” “”Hai notato qualcuno dei cambiamenti che ho condiviso con te oggi?”). Ascolta, ascolta e ascolta!
  8. Se lo studente accetta le preoccupazioni sollevate e risulta disponibile a parlarne ulteriormente è importante celebrarlo (“È fantastico che ti senta a tuo agio a parlarmi di questa cosa”). Se nega che ci sia qualcosa che non va, non insistere. Rendilo consapevole che anche altri hanno notato la differenza (“Anche altri insegnanti hanno detto che sembri essere turbato da qualcosa. Sei sicuro che non possiamo aiutarti in nulla?”).
  9. Spiega che sei obbligato ad informare i suoi genitori (“La scuola ha la responsabilità di informare i tuoi genitori sui problemi seri e sulle preoccupazioni che sorgono. Credo che questa sia una questione seria di cui i tuoi genitori dovrebbero essere a conoscenza”).
  10. Se lo studente ammette un problema ma non è stato in grado di avvicinare i genitori, offriti di parlare con i genitori oppure essere presenti in quel momento (“Sarebbe d’aiuto se io/il preside parlassimo con i tuoi genitori o se fossimo con te quando glielo dici? Sarebbe più semplice se scrivessimo loro? Potremmo chiedere loro di venire a scuola e vorresti unirti a noi?”).
  11. Proteggi la privacy e la confidenzialità dell’alunno non diffondendo a terzi le informazioni raccolte da quest’ultimo

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